Lettori fissi

mercoledì 29 febbraio 2012

Quis ut Deus? - 2

San Michele Arcangelo è normalmente rappresentato come un angelo alato (con due ali) in armatura.  Nelle mani spesso cinge una lancia nell'atto di infilzare il demonio, quasi sempre rappresentato come un dragone.  Altre volte nella mano impugna una spada. 

In epoca paleocristiana e bizantina San Michele Arcangelo è rappresentato con l'abito nobiliare (il "loron") in uso alla corte di Bisanzio ed era considerato il medico delle infermità degli uomini in cielo.  Con San Michele Arcangelo viene o meglio veniva identificato con l'Angelo della piscina della porta delle Pecore di cui si parla nel capitolo 5 del vangelo di Giovanni: 

V'è a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una piscina, chiamata in ebraico Betzaeta, con cinque portici, sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. 4 Un angelo infatti in certi momenti discendeva nella piscina e agitava l'acqua, il primo ad entrarvi dopo l'agitazione dell'acqua guariva da qualsiasi malattia fosse affetto (Giovanni 5/2-4).

San Michele Arcangelo ha una terza rappresentazione iconografica come "pesatore di anime", perciò in alcune delle sue rappresentazioni specie rinascimentali, oltre alla spada, San Michele Arcangelo porta in mano una bilancia. 

Alla fine dei tempi i "Giusti" attraverseranno il "ponte del capello" per arrivare davanti a San Michele Arcangelo che peserà le loro anime.  Solo le anime purificate e leggere dei Giusti possono attraversare il "ponte del capello" e la pesatura delle anime dovrebbe essere solo un "proforma" per l'accesso al Paradiso.

Quis ut Deus?


Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli conbattevano contro il drago.  Il drago combatteva insieme con i suoi angeli,  ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli.  
 (Apocalisse 12/7-9)



Mi-ka-El, ovvero, "Chi è come Dio?". Un nome che è già una missione, un nome che già spiega il valore e la fedeltà del primo degli Angeli, il Capo della Milizia Celeste, l'Arcangelo Michele, il più forte e potente degli Angeli, acerrimo nemico del Demonio e degli angeli infernali, protettore della Chiesa.


S. Michele arcangelo è anche l'angelo che sta alla destra del Trono dell'Altissimo e che amministra l'incenso davanti all'altare di Dio, e che Gli presenta le offerte del Divino Sacrificio Eucaristico che il sacerdote compie sul altare nella Santa Messa

Egli stesso si presentò così al Vescovo Felice (o Lorenzo) durante l'apparizione del 490: "Io sono Michele e sto sempre alla presenza di Dio ..." 

Così narra un'operetta agiografica, datata tra il V e l'VIII secolo, il Liber de apparitione Sancti Michaelis in Monte Gargano (Apparitio):

«Vi era in questa città un uomo molto ricco di nome Gargano che, a seguito delle sue vicende, diede il nome al monte. Mentre i suoi armenti pascolavano qua e là per i fianchi  di scosceso monte, avvenne che un toro, che disprezzava la vicinanza degli altri animali ed era solito andarsene da solo, al ritorno dal gregge, non era tornato nella stalla. Il padrone, riunito un gran numero di  servi, cercandolo in tutti i luoghi meno accessibili, lo trova, infine, sulla sommità del monte, dinanzi ad una grotta. Mosso dall'ira perché il toto pascolava da solo, prese l'arco, cercò di colpirlo con una freccia avvelenata. Questa ritorta dal soffio del vento, colpì lo stesso che l'aveva lanciata».

Turbato dall'evento, egli si recò dal vescovo che, dopo aver ascoltato il racconto della straordinaria avventura, ordinò tre giorni di preghiere e digiuno. Allo scadere del terzo giorno, al vescovo Maiorano apparve l'Arcangelo Michele che così gli parlò: «Hai fatto bene a chiedere a Dio ciò che era nascosto agli uomini. Un miracolo ha colpito l'uomo con la sua stessa freccia, affinché fosse chiaro che tutto ciò avviene per mia volontà Io sono l'Arcangelo Michele e sto sempre alla presenza di Dio. La caverna è a me sacra. E poiché ho deciso di proteggere sulla terra questo luogo ed i suoi abitanti, ho voluto attestare in tal modo di essere di questo luogo e di tutto ciò che avviene patrono e custode. Là dove si spalanca la roccia possono essere perdonati i peccati degli uomini. Quel che sarà qui chiesto nella preghiera sarà esaudito. Va', perciò, sulla montagna e dedica la grotta al culto cristiano».
Ma, poiché quella montagna misteriosa e quasi inaccessibile era stata luogo di culti pagani, il vescovo esitò prima di decidersi ad obbedire alle parole dell'Arcangelo.
La Battaglia e la seconda apparizione

La seconda apparizione di San Michele, detta "della Vittoria", viene tradizionalmente datata nell'anno 492. Gli studiosi, tuttavia, riferiscono l'episodio alla battaglia tra Bizantini e Longobardi del 662 - 663: i greci attaccarono il Santuario garganico, in difesa del quale accorse Grimoaldo I, duca di Benevento.
« [...] Ed ecco che la stessa notte, che precedeva il giorno della battaglia, apparve in visione al vescovo (Lorenzo Maiorano) san Michele, dice che le preghiere sono state esaudite, promette di essere presente e ammonisce di dare battaglia ai nemici all'ora quarta del giorno». (Apparitio)
La battaglia, accompagnata da terremoti, folgori e saette, si concluse con il successo di Grimoaldo. La vittoria riportata fu de - scritta come voluta proprio da San Michele: essa sarebbe avvenuta l'8 maggio, divenuto in seguito il dies festus dell'Angelo sul Gargano. Inoltre, sancì ufficialmente il legame tra il culto dell'Angelo e il popolo longobardo.

La Dedicazione e la terza apparizione
La terza apparizione viene denominata anche "episodio della Dedicazione". «Intanto i Sipontini rimanevano in dubbio su cosa fare del luogo e se si dovesse entrare nella chiesa e consacrarla». (Apparitio)
Tuttavia, nell'anno 493, dopo la vittoria, il vescovo Maiorano decise di obbedire al Celeste Protettore e di consacrare al culto la Spelonca in segno di riconoscenza, confortato anche dal parere positivo espresso da papa Gelasio I.
«Ma la notte, l'angelo del Signore, Michele, apparve al vescovo di Siponto in visione e disse: "Non è compito vostro consacrare la Basilica da me costruita. Io che l'ho fondata, io stesso l'ho consacrata. Ma voi entrate e frequentate pure questo luogo, posto sotto la mia protezione"». (Apparitio)
Allora il vescovo Lorenzo, insieme ad altri sette vescovi pugliesi, in processione con il popolo ed il clero Sipontino, si avviò verso il luogo sacro. Durante il cammino si verificò un prodigio: alcune aquile, con le loro ali spiegate, ripararono i vescovi dai raggi del sole. Giunti alla Grotta, vi trovarono eretto un rozzo altare, coperto di un pallio vermiglio e sormontato da una Croce. Inoltre, come racconta la leggenda, nella roccia trovarono impressa l'orma del piede di San Michele.
Il santo Vescovo Maiorano vi offrì con immensa gioia il primo Divin Sacramento. Era il 29 settembre. La Grotta stessa, come unico luogo non consacrato da mani d'uomo, ha ricevuto nei secoli il titolo di "Celeste Basilica".

martedì 28 febbraio 2012

Atto di consacrazione


Principe nobilissimo delle angeliche gerarchie, valoroso guerriero dell'Altissimo, amatore zelante della gloria del Signore, terrore degli angeli ribelli, amore e delizia di tutti gli Angeli giusti, Arcangelo San Michele, desiderando io di essere nel numero dei tuoi devoti a te oggi mi offro e mi dono.

Pongo me stesso, il mio lavoro, la mia famiglia, gli amici, il mio blog e si suoi lettori, e quanto a me appartiene sotto la tua vigile protezione. E’ piccola la mia offerta essendo io un misero peccatore, ma tu gradisci l'affetto del mio cuore. Ricordati che se da quest'oggi sono sotto il tuo patrocinio, Tu devi assistermi in tutta la mia vita.

Procurami il perdono dei miei molti e gravi peccati, la grazia di amare dì cuore il mio Dio, il mio caro Salvatore Gesù, la mia dolce Madre Maria, e tutti gli uomini miei Fratelli amati dal Padre e redenti dal Figlio.

Impétrami quegli aiuti che sono necessari per arrivare alla corona della gloria.

Difendimi sempre dai nemici dell'anima mia, specialmente nell'ultimo istante della mia vita. Vieni in quell'ora o glorioso Arcangelo, assistimi nella lotta e respingi lontano da me, negli abissi dell'inferno, quell'angelo prevaricatore e superbo che già prostrasti nel combattimento in Cielo. Presentami, allora, al trono di Dio per cantare con te, Arcangelo San Michele, e con tutti gli Angeli lode, onore e gloria a Colui che regna nei secoli eterni.

Amen.

Etichette